Ecco come il Senato è arrivato a dire che digitale e smartphone a scuola rendono i giovani “decelebrati” e “drogati”

Ecco come il Senato è arrivato a dire che digitale e smartphone a scuola rendono i giovani “decelebrati” e “drogati”


Dal punto di vista normativo, non è cambiato alcunché. La circolare con cui il 19 dicembre scorso il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha ribadito il divieto all’uso dei telefonini in classe non ha introdotto novità specifiche ulteriori (di fatto è in vigore già dal 2007), eppure ha fatto notizia perché indica una precisa presa di posizione politica nei confronti della tecnologia e dell’uso che ne fanno i più giovani, soprattutto per via del documento da cui prende le mosse.

Come specificato nella circolare stessa, infatti, alla base della comunicazione c’è la relazione finale dell’indagine conoscitiva della settima commissione permanente del Senato (ossia Istruzione pubblica e beni culturali) “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”. Tre pagine in tutto, aventi come relatore l’allora senatore di Forza Italia Andrea Cangini, datate 9 giugno 2021 e frutto di un lavoro lungo 11 sedute esteso dall’aprile del 2019 per poco più di due anni.

Significative, nel documento, sono anzitutto le scelte lessicali e i toni, molto forti. Senza mezzi termini, già all’inizio si parla di danni fisici tra cui obesità, ipertensione e diabete, e psicologici tra cui dipendenza, depressione e aggressività, arrivando a sostenere che l’uso di smartphone e del digitale sia “niente di diverso dalla cocaina, con le stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche”, tanto che “non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni”. Con una conclusione altrettanto radicale, secondo cui gli studenti italiani sarebbero “giovani schiavi resi drogati e decerebrati.

Trarre conclusioni

Il rapporto finale stilato dalla commissione non contiene – come immaginabile – specifici riferimenti bibliografici alla letteratura scientifica, ma si limita a indicare in modo generico un presunto ampio consenso della comunità scientifica sui punti riportati. “È quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista scientifico, la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi”, è scritto, e ancora si parla di “ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni” di “documentazioni acquisite” e di “evidenze scientifiche”, senza però alcuna indicazione puntuale e verificabile.

Dal resoconto seduta per seduta dell’attività svolta è comunque disponibile l’elenco delle persone invitate a relazionare sul tema. Primo fra tutti, nonché unico scienziato non italiano interpellato, è stato nella seduta inaugurale il neuropsichiatra Manfred Spitzer, noto a livello internazionale soprattutto per le sue posizioni controverse sull’utilizzo degli smartphone, pubblicate in una lunga serie di libri divulgativi fra cui il più celebre è l’eloquente Demenza digitale, uscito in Italia proprio pochi mesi prima dell’audizione in Senato. Tra gli altri il neurobiologo Lamberto Maffei, già direttore dell’Istituto di neuroscienze del Cnr e presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, nonché autore di Elogio della lentezza, la grafologa Alessandra Venturelli, il pedagogista Raffaele Mantegazza, la psicoterapeuta Mariangela Treglia e rappresentanti di istituzioni come la Polizia postale e l’Associazione italiana editori



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di Gianluca Dotti www.wired.it 2023-01-04 05:50:00 ,

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